La Voce del popolo – Orlando Paldino
Enthusiasm, talent and excellence! On stage we had some young actors-artists-athletes who have conquered the stage with the dynamism of their youth, excellent scenic preparation, admirable quality of vocal training and clear pronunciation, especially from the male singers. Such as Christos Kechris (Medoro, tenor), with a solid voice and beautiful ‘fraseggio’.
Patrizia Venucci Merdžo, La voce del popolo
Uno spettacolo lirico di livello europeo
Scroscianti e prolungati applausi finali nello scintillante Salone dei cristalli all’hotel “Kvarner” per la prima in Croazia dell’“Orlando Paladino”, opera eroicomica in tre atti di Joseph Haydn – il primo dei maestri del classicismo viennese –, allestita nell’ambito del quinto Festival Kvarner, la manifestazione di carattere internazionale che in questi anni ha arricchito e nobilitato le serate estive nella Perla del Quarnero con i suoi concerti ed opere.
È stato uno spettacolo spumeggiante, dinamico, vibrante di energia, interpretato da giovani professionisti – sia musicisti che cantanti – di prima scelta, provenienti dalle accademie e concorsi di Londra, Parigi, Berlino, Slovenia e Zagabria, che, sotto la guida del regista olandese Vincent van der Elshout, hanno dato un’alta prova delle loro non poche qualità. L’allestimento di questa prima ha risvegliato l’interesse degli ambienti culturali in Croazia, tanto da essere trasmesso in diretta sul terzo canale della TVC.
“Dirò d’Orlando in un medesmo tratto/cosa non detta in prosa mai, né in rima:/che per amor venne in furore e matto,/d’uom che sì saggio era stimato prima…”. Così i celebri versi dell’Ariosto nell’“Orlando furioso”, dai quali il poeta Nunziato Porta trasse il libretto, o meglio, lo desunse da un precedente libretto di Carlo Francesco Badini, messo in musica da Pietro Guglielmi nel 1771.
Un tema «rischioso»
Il tema dell’“Orlando furioso” fu comunque trattato in musica già da Haendel e Vivaldi.Il lavoro di Haydn – la sua opera più popolare che si guadagnò all’epoca il plauso di tutta Europa – fu descritto come dramma eroicomico, dato che la trama mescola elementi eroici a quelli comici.
Ora, proporre le vicende di un paladino medievale, nella narrazione di un grande poeta del Rinascimento, e decantato nelle pagine di un musicista del Settecento, può risultare rischioso da proporre al pubblico del XXI secolo; cioè, la domanda che lecitamente s’impone suona: “Ma cos’hanno da dirci questi personaggi ‘incartapecoriti’ che appartengono ad un mondo remoto, a noi, uomini dell’era di Internet? Della globalizzazione e dell’ingegneria genetica?” Eppure, l’uomo, in fondo, nei sostrati della sua complessità, rimane sempre quello; con le sue passioni e paure, amori ed ansie di conquista… Certo, all’atto pratico un’opera del Settecento richiede una rilettura “svecchiante”, liberatrice di incrostazioni manieristiche accumulatesi nel tempo, mettendo l’accento sugli aspetti più vitali e sulla psicologia universale dell’umano, che dalla partitura di Haydn trapela in maniera zampillante, fremente, vittoriosa, toccante.
Concezione di grande coerenza
Vincent van der Elshout, regista di grande esperienza e intuito teatrale, è riuscito a ripensare e travasare il lavoro entro una concezione compiuta, di inappuntabile coerenza, in stretta aderenza con la parola e in sinergia con la musica. Cioè, recitazione, aspetto scenico, parola, canto, musica strumentale si sono venuti incontro in uno sposalizio ideale, venendo a formare un insieme di grande freschezza e vivacità. Le grandi passioni sono state sdrammatizzate con contrappunti di eccentrica e ironica comicità. Cioè, si è riusciti a realizzare uno scintillante, fitto e bizzarro prisma psicologico ed emozionale, nel quale ogni personaggio ha avuto il suo posto ed ha vissuto di vita propria. Una lettura di esilarante comicità che però può presentare anche un pericolo, ed è quello di cadere nel farsesco; per cui il senso della misura e la prudenza devono essere ben vigili, onde evitare eventuali cadute di stile.
Esuberanza, bravura, eccellenza
Sulla scena abbiamo avuto dei giovanissimi cantanti-attori- atleti che hanno guadagnato la scena con l’esuberanza della loro gioventù, l’eccellenza della loro preparazione scenica, le ammirevoli qualità e impostazioni vocali, e la chiara dizione, specie nella sezione maschile; e così abbiamo avuto un Alberto Sousa (Pasquale, tenore) autentico mattatore che si è conquistato le simpatie del pubblico; un Orlando (Rafael Vazques, tenore) padrone della scena quanto ginnasta; un Rodomonte “carico” e imponente (Cozmin Sime, baritono), un Medoro dalla voce piena e dal bel fraseggio (Χρήστος Κεχρής, tenore), un Caronte ieratico e pensoso dalla possente voce di basso (Daniel Borowski). Hanno ben figurato pure le voci femminili – si raccomanda però una pronuncia più chiara – di Olga Siemenczuk (Eurilla, soprano), Dorothée Lorthiois (Angelica, soprano) e Sophie Goldrick (Alcin, soprano).
Eccellente sotto tutti gli aspetti (tecnico, musicale, espressivo) il complesso strumentale composto da membri dell’Orchestra Purpur e del complesso “Latinitas nostra” diretto dal Maestro Michael Fendre, che ha dosato i musici e coordinato tutto l’insieme in maniera esemplare.
Un piccolo capolavoro di ingegno e originalità sono stati i costumi e le scene di Emilie Lauwers, creati con pochi e poveri materiali, che però (costumi) sono ben riusciti ed evocare suggestioni medievali rilette in chiave comico- fiabesca. Le scene erano costituite da cassette da mercato, che colorate di verde, collocate e affastellate ora di qua ora di là dai personaggi di contorno, diventando di volta in volta foresta, onde del lago, castello e quant’altro. Luci più che appropriate di Ace McCarron.
Ed è così che si realizza uno spettacolo lirico moderno di livello europeo, e nel contempo referenziale al contesto storico e fedele alle atmosfere della musica. Un Orlando “attualizzato”, in “traperize” – come avrebbero fatto certi registi di nostra conoscenza – che si muove magari in una discoteca o in “Plodine”, sarebbe stato un autentico disastro.
Domani concerto di chiusura
Dopo gli allestimenti di “Armida”, di “Orlando Paladino” di Haydn e del concerto “Purpur meets clarinetts” con l’Orchestra giovanile Purpur, Ernst, Daniel e Andreas Ottensamer, clarinetti solisti della Filarmonica di Vienna e della Filarmonica di Berlino diretti da Enrique Mazzola, il Festival Kvarner nella giornata di oggi 4 settembre prosegue con un concerto dal carattere leggero, “Purpur in jeans”.
Il programma trae ispirazione dalle danze caratteristiche di vari paesi; per cui si interpreteranno pagine di tango, di musica klezmer, balcanica, pop e musica popolare irlandese. I brani sono stati composti appositamente per l’occasione. I concerti si terranno nel Salone dei cristalli del hotel Kvarner con inizio alle ore 20.30. Si conclude domani, con il concerto dell’Ensemble Berlin, il quale inaugurerà il Salone del nuovo hotel “Royal”.
Patrizia Venucci Merdžo
Πηγή: La Voce del popolo
04/09/2014